
Enrico Fazio: contrabbasso, electronics
Alberto Mandarini: tromba, flicorno
Gianpiero Malfatto: trombone, euphonium, flauto
Adalberto Ferrari: clarinetti
Francesco Aroni Vigone: sax soprano, sax alto
Gianni Virone: sax tenore, sax baritono, flauto
Luca Campioni: violino
Anais Drago: violino, violino elettrico a 5 corde
Fiorenzo Sordini: batteria, percussioni
Valeria Sturba: theremin in
Moustapha Dembèlè: kora, djembe, tamani
Simone Ghio: tastiere, electronics
Fra i musicisti della Critical Mass, tutti molto compresi nella parte, occorre almeno citare il duo dei violini, Luca Campioni e Anaìs Drago, capaci di spaccare i motivi in cui entrano da protagonisti con interventi taglienti e indicativi. Fa lievitare il peso dei pezzi in cui inserisce i suoi ottoni, inoltre, Alberto Mandarini, un trombettista che sparge cultura jazzistica e musicale a vagonate nelle pieghe di ogni suo intervento. È particolarmente efficace e inquietante, ancora, la presenza del theremin di Valeria Sturba in Overhoof day, il brano migliore fra i sei, una sorta di tango proiettato nello spazio profondo, con un clima, cioè, da colonna sonora da film di fantascienza premonitore di sciagure planetarie future.
Il titolo dell’album si riallaccia ad una pratica zen che contempla l’errore come elemento connaturato alla vita degli uomini. In realtà Fazio riesce a coordinare al meglio il manipolo di strumentisti al suo fianco e a tirare fuori da ognuno un contributo ispirato e complice per la realizzazione di un disco intriso di buone intenzioni, portate a termine felicemente. Nel cd non si ascolta, però, una musica perfettina, levigata a fondo, ma qualcosa di ribollente di idee e di energia, mobile ed elastico, dove l’errore fa parte della pratica comune. L’obiettivo, dichiarato o sottinteso, è, in sintesi, quello di stare lontani il più possibile da una proposta cristallizzata in una perfezione formale fredda e sterile. Si punta più in alto, cioè, con i mezzi giusti a disposizione, seguendo l’esempio di campioni dello sbaglio innalzato a valore, Lacy e Monk, verso una musica luminosa, di ricerca e di sostanza.





Enrico Fazio mancava dal 2013 ad una registrazione per Leo. Enrico si presenta sempre con una band (la Critical Mass) di elementi fedeli ad una filosofia musicale che non cambia e si arricchisce: il ceppo principale della sua idea risiede nel concetto di “guida” che apparteneva a Charlie Mingus, dove il contrabbasso è un dispensatore di direzione; grazie a lui la band può accelerare o decelerare, stimolare azioni di gruppo o assoli. Fazio, però, ha costruito uno sviluppo alternativo a quello di Mingus, che ruota attorno a dei temi che hanno più parentele con l’Hot Rats di Zappa che con quanto fatto dal contrabbassista americano e poi ha provveduto a dotare/migliorare la band di due influenti aggiunte: una parte strings, che ingerisce i contrasti dei fiati e rilancia e un allargamento alla comunicazione popolare tramite strumentazione di derivazione etnica. In Wabi Sabi (questo il titolo del cd) si compiono queste miracolose azioni: jams con assoli straripanti che chiedono il vostro applauso (su tutti quelli di Gianni Virone, Adalberto Ferrari e Luca Campioni), pezzi eclettici che mettono assieme un’orchestra a più disfunzioni (l’Africa centro settentrionale con kora e djembe suonati da Moustapha Dembele, che si confronta in un territorio europeo composto da strumenti a fiato e a corde particolarmente presenti), un theremin, posto al centro di un’evoluzione orchestrale che, grazie ad un suono premonitore, lancia un avvertimento, una denuncia sulle eredità della Terra quantomai incerte. Wabi sabi è un contenitore di felicità ed energia positiva, godurie a cui forse non siamo più abituati ai nostri giorni, dove la musica viaggia in una sorta di cabina di pilotaggio, sapientemente guidata da Fazio; la parte conclusiva di Lectio Magistralis è emblematica di questa vitalità, pronta a regalarci le stesse emozioni “infantili” che ci regalava una dixieland band di New Orleans.



